Da un rapporto redatto dall’organizzazione internazionale per la protezione degli animali Humane Society International (HSI) si evidenzia la necessità di velocizzare la transizione verso un’alimentazione vegana.
Una necessità che mette in relazione alcune pandemie con gli allevamenti intensivi, in cui migliaia di animali vengono tenuti in situazioni di scarso benessere e di stress, un malessere animale che sviluppa delle zoonosi, mettendo a rischio la salute umana.
L’alto livello di stress a cui gli animali sono sottoposti, come il fatto di essere geneticamente selezionati al solo scopo di essere più produttivi, facilita l’indebolimento del sistema immunitario, creando condizioni ottimali per favorire il moltiplicarsi e la diffusione di virus e batteri zoonotici sempre più virulenti e pericolosi, per poi essere causa di epidemie e pandemie.
HSI ha identificato alcuni rischi pandemici che associati a gli allevamenti intensivi creano le condizioni ideali per sviluppare le mutazioni con la diffusione degli agenti patogeni:
- L’aumento degli allevamenti in zone rurali mette a stretto contatto specie selvatiche e addomesticate, favorendo gli “spillover” di virus.
- Tenere un gran numero di animali in ambienti chiusi, in condizioni di stress, facilita la carica virale.
- Le troppe concentrazione degli allevamenti intensivi in spazi determinati aumenta il rischio di diffusione di agenti patogeni.
- Il trasporto e il commercio di animali vivi da uno stato o continente all’altro consentono agli agenti patogeni di diffondersi ulteriormente.
- I mercati di animali vivi, le fiere agricole e le aste in cui gli animali provenienti da diversi luoghi e portati in prossimità e a contatto del pubblico dove i virus possono proliferare.
Negli ultimi secoli, gli animali da allevamento sono stati al centro di diverse epidemie zoonotiche, compresa l’influenza aviaria H5N1 trasmessa all’uomo dal pollame, il virus Nipah e l’influenza suina H1N1 trasmessi invece dai maiali.
L’attuale pandemia, ha spinto il mondo a considerare necessario la chiusura dei mercati della fauna selvatica, luoghi malsani e principio di propagazione incontrollata del coronavirus. Purtroppo ad oggi, manca la stessa consapevolezza per allevamenti e macelli, ugualmente gravi per la salute umana.
- Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International, dice: “Da quando è stata diffusa la notizia che attribuiva ad un mercato di animali vivi la possibile origine della diffusione del Covid-19, abbiamo iniziato ad interrogarci su quali altri contesti di sfruttamento animale potessero creare delle condizioni simili, per lo sviluppo di malattie. L’allevamento intensivo e la sua espansione senza precedenti è senza dubbio uno di questi. Ogni anno alleviamo e macelliamo più di 80 miliardi di animali in tutto il mondo ma se vogliamo prevenire future pandemie, dobbiamo liberarci da questa dipendenza dalla carne. I leader globali devono attivarsi per permettere la transizione verso un’alimentazione maggiormente vegetale”. –
Come nei mercati di fauna selvatica, gli allevamenti intensivi accalcano numeri elevati di animali in spazi ristretti. Negli impianti produttivi industriali di pollame, vengono allevate decine se non centinaia di migliaia di animali, costretti a vivere e respirare la stessa aria putrida delle proprie deiezioni.
Le scrofe e le galline ovaiole sono tenute in gabbie metalliche così piccole da non poter rispettivamente girarsi o spiegare le ali. Più gli animali sono tenuti in angusti spazi più i virus hanno l’ opportunità di moltiplicarsi e mutare, creando maggiori possibilità di svilupparsi e infettare.
Per prevenire altre epidemie dovute a dei virus zoonotici come quello che causa il Covid-19, secondo Humane Society International (HIS) si necessita di:
- Una minore dipendenza globale dalle proteine di origine animale.
- Politiche pubbliche che favoriscano le produzioni a base vegetale anziché che l’espansione dell’allevamento.
- Ridurre a livello globale il numero di animali allevati a fini alimentari.
- Eliminare l’uso delle gabbie per confinare gli animali nei sistemi dell’allevamento
- Eliminare totalmente e globalmente il trasporto a lunga e breve distanza di animali vivi.
- Il divieto globale e assoluto di vendita di animali da compagnia, uccelli vivi e restrizioni sulle esibizioni di animali.
- Sara Shields, Senior Scientist di Humane Society International dichiara: “Studiando le malattie passate, trasmesse dagli animali all’uomo, si può notare un modello che identifica chiaramente l’allevamento intensivo come responsabile chiave. L’epidemia di Nipah del 1997 in Malesia è un esempio di diffusione del virus da specie selvatiche a specie domestiche. Le metanalisi hanno inoltre dimostrato che l’influenza aviaria altamente patogena è resa possibile dal confinamento di migliaia di uccelli insieme, permettendo ai virus di scambiarsi facilmente tra gli ospiti. Possiamo rendere il mondo meno vulnerabile a future pandemie ma solo rivalutando i sistemi d’allevamento e attingendo a fonti di proteine vegetali. Per fare questo è necessario che i governi si impegnino a riequilibrare il nostro sistema alimentare e che i consumatori si rendano conto di essere direttamente responsabili dell’impatto delle proprie scelte. Il mercato degli alimenti a base vegetale è in piena espansione, rendendo facile la sostituzione dei prodotti animali con alternative vegetali. Non c’è momento migliore per prendere decisioni coscienziose pensando agli animali e alla salute del nostro pianeta! –
Ecco perché se vogliamo essere più protetti e meno vulnerabili alle prossime pandemie, dobbiamo rinovare il nostro modo di vivere e alimentarci con responsabilità scegliendo cibi vegetali.
Una scelta di vita, di rispetto verso gli animali e per noi stessi.
Clara C.