Quando si parla di lavoro in miniera pensiamo alla vita che facevano i minatori ma mai pensiamo alla vita infernale che facevano i pit ponies: pony, cavallini, Muli, asini che “lavoravano” nelle miniere di carbone. Nel XVIII secolo in tutto il mondo le aziende carbonifere nelle proprie miniere utilizzavano i pit ponies per trasportare materiali. Una vita durissima la loro: entravano in miniera a 4 anni, molto spesso tornavano in superficie solo una volta ogni 12 mesi, quando la miniera chiudeva per ferie. Potevano trasportare anche 30 tonnellate di carbone in otto ore di lavoro. Le scuderie dove riposavano erano ricavate nelle gallerie dove lavoravano di giorno, venivano nutriti con un pastone molto sostanzioso fatto di fieno trinciato e mais e spesso si creava un legame affettivo molto forte tra i pony e i loro colleghi umani: ma la loro vita media lavorativa era sui 4 anni, invece dei 20 quasi normali per i cavalli da lavoro su, all’aria aperta. Nel 1913 anno in cui si registravano tantissimi pit ponies in servizio, solo in Gran Bretagna erano circa 70000.Dal 1920 i numeri iniziarono a calare ma venivano utilizzati anche negli anni ’80 infatti nel 1984 gli animali al servizio dei minatori erano 55.L’ultimo pit pony inglese in servizio effettivo, Robbie ha smesso di lavorare nel maggio del 1999 dopo aver lavorato da Pant y Gasseg, vicino a Pontypool. L’ultimo vivente invece è stato Pip, morto a 35 anni nel 2009: aveva lavorato nella miniera di Sacriston sino a quando chiuse nel 1985, un altro anno per sgomberare le attrezzature e poi venne ceduto al Beamish Open Air Museum, dove continuò ad indossare i panni da lavoro a scopo didattico.
