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ETICHETTATURE E BENESSERE ANIMALE

L’etichettatura dovrebbe far conoscere il percorso che avviene dall’inizio della filiera…Ma siamo sicuri che il benessere dell’animale citato in etichetta sia reale?

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In questi ultimi mesi si parla e si sta facendo tanto per introdurre le etichette sul benessere animale, ma di cosa si tratta? Ma soprattutto siamo sicuri che tutto sia fatto nel pieno rispetto dell’animale e senza inganni per il consumatore? Ma procediamo per ordine.

L’etichettatura è una certificazione che ci dovrebbe far conoscere tutto il percorso che avviene dall’inizio della filiera, cioè dall’allevamento fino al cibo prodotto o derivato da un animale, acquistabile dal banco frigo o scaffale del supermercato.

Un vademecum che dovrebbe orientare e guidare il consumatore, cercando di facilitarne la scelta consapevole per un acquisto nel pieno rispetto dell’animale, con condizioni accettabili di vita e senza alcuna sofferenza.

Premetto che da vegana per etica, riuscire ad accettare l’allevamento etico o benessere animale in allevamento per la carne o per derivati è veramente un azzardo.
A mio avviso gli animali, come gli umani, nascono liberi e di libertà si devono nutrire fino alla loro morte naturale.

In Italia vengono allevati circa 650 milioni di animali ogni anno.

E si stimano che circa 600 milioni di essi vengano allevati ogni anno in Italia in allevamenti intensivi. 

Quindi partendo da questi dati il passo è breve, la maggior parte dei prodotti che finisce sulle tavole dei consumatori proviene da animali allevati in sistemi intensivi, dove il benessere animale non è sicuramente ritenuto importante.

I prodotti e i derivati di origine animale, con etichette con il claim “ benessere animale “, dovrebbero riportare le  specifiche indicazioni sui metodi di allevamento, alla pari di altre indicazioni di vario genere come “fresco ”, “genuino”, “100% naturale”. Ma noi attivisti sappiamo benissimo che non è così, perché dopo tante investigazioni in tantissimi allevamenti sono scoperte le tante atrocità che vengono perpetrate ai danni degli animali. 

Quindi con ragione di causa possiamo definire queste etichette ingannevoli e truffaldine.
Esse ingannano i consumatori sulle condizioni di vita degli animali, non raccontando il vero sul trattamento che viene riservato ai poveri animali.

  • Scrofe chiusi in anguste gabbie, costrette a vivere tra i propri escrementi e a partorire in condizioni prive della più piccola umanità e in molti casi non potendo muoversi a schiacciare con il proprio peso i piccoli appena nati . 
  • Suinetti, nati da poche ore è già conoscono le peggiori torture come il taglio sistematico della coda, dei denti e dei testicoli senza un briciolo di anestetico.
  • Vitellini  sottratti alle madri appena nati, per non ridurre il quantitativo del latte da destinare all’industria casearia. E anche se madri e cuccioli muggiscono dal dolore della separazione, essi vengono portati in piccoli box, dove cresceranno fino a che non saranno pronti per essere macellati.

Il claim “benessere animale”, non dà nessuna informazione sulla metodologia dell’allevamento, non specifica se l’animale è stato allevato in gabbia, o al chiuso in un capannone o all’aperto. 

Informazioni chiare e basilari per capire il reale benessere in cui è stato allevato l’animale.
L’etichetta “ benessere animale” può essere manipolata anche per prodotti provenienti da allevamenti intensivi, rendendo difficile la verifica del  prodotto proveniente da un’allevamenti all’aperto o in batteria.

Ecco perché si è chiesto hai ministri della Salute Roberto Speranza e delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli di avviare subito un procedimento per stabilire un’etichettatura chiara e univoca.

Considerando che gli allevamenti intensivi ( un gran numero) non sono salubri, e tra i liquami prodotti dagli animali stessi, topi che si nutrono nelle mangiatoie, l’ambiente è  compromesso e si presta  alla diffusione di batteri e virus che possono minacciare anche la salute umana. 

Purtroppo quando gli animali  sono allevati intensivamente vivono in condizioni pessime come: la paura, l’angoscia e il sovraffollamento e tra le loro stesse feci.  Una situazione di stress che causa l’indebolimento del loro sistema immunitario, rendendo indispensabile l’uso smisurato di antibiotici per mantenerli in vita fino al momento dell’avio al macello.

Ecco perché necessitiamo di un etichettatura seria e non truffaldina, dove il tracciamento sia reale e il benessere animale sia rispettato. 

Accettare un etichetta senza un reale controllo, sarebbe come accettare e condividere la logica delle lobby dell’industria casearia e della carne in generale.

Clara C.

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