Tanti di noi non sanno che il 15 ottobre 1978 presso la sede dell’UNESCO a Parigi si è siglato un documento sottoscritto da diverse sigle animaliste, scienziati, giuristi, sociologhi e da politici di tutto il mondo, un documento che ha visto la luce circa 43 anni fa e che ne dichiarava il benessere animale a 360°.
Un documento che all’apparenza è molto importante, ma che poi chi dovrebbe mettere in pratica “ La Dichiarazione Universale Dei Diritti Dell’Animale “ se ne dimentica senza dargli nessun valore. Una carta molto importante che sanciva i diritti degli animali e nonostante non avesse nessun valore giuridico, il suo scopo era quello di proporre un codice morale ed etico verso l’animale è l’ambiente dove esso vivesse, ma soprattutto riconoscendolo come essere senziente e responsabilizzando l’uomo nei confronti di qualunque animale, sia che fosse da compagnia, da reddito o selvatico.
Il benessere in relazione agli animali può essere definito stato di completa sanità fisica e mentale che gli consente di vivere in armonia con il suo ambiente. Per fare in modo che ciò avvenga è necessario che vengano rispettati i bisogni essenziali, individuati nelle 5 libertà, su cui si basa la Dichiarazione Universale Dei Diritti Dell’Animale, esse sono :
- Libertà dalla fame e della sete per favorirne lo stato di salute.
- Libertà nell’avere un ambiente fisico adeguato.
- Libertà di malattie e di cure adeguate.
- Libertà di manifestare le caratteristiche comportamentali specifiche.
- Libertà dal timore, evitando le sofferenze.

Questi i punti che hanno dato i natali alla Dichiarazione Dei Diritti Degli Animale, anche se, ad oggi non hanno portato progressi al rispetto e al benessere animale. Infatti ancora oggi alla fine del 2021 tantissime sigle animaliste di tutte le parti del mondo si trovano a discutere, a manifestare e a passare ad azioni forti per combattere per i diritti degli animali.
Esseri sottomessi e segregati in allevamenti intensivi senza mai poter vedere la luce o sentire il calore del sole sulla loro pelle. Sentire la pioggia bagnare i loro loro corpi e fiutare l’aria fresca zuppa d’acqua, brucare l’erba fresca nei prati, mentre tra muggiti, belati, chiocciare e pigolii dovrebbero nutrirsi di vita, anziché essere obbligati a vivere in spazzi di piccole dimensioni se non in gabbia, in mezzo ai loro liquami putridi e maleodoranti.
Che siano vacche da latte, scrofe da ingrasso, galline ovaiole o polli da carne con il petto talmente grosso, che le loro zampe si piegano dal peso. Come i tanti pulcini gassati o triturati vivi perché non produttivi in quanto maschi. Oppure, i tantissimi animali allevati per la loro pelliccia e ancora i tantissimi pesci d’allevamentoi, ingozzati di antibiotici perché infettati dai loro escrementi nelle grandi vasche immerse in mare.
Quanta utopia in una carta che dovrebbe sancire il diritto alla vita senza sofferenza di ogni specie animale
Ecco perché parliamo di utopia, un qualcosa ai confini della realtà.
Di quanto il benessere animale possa essere irraggiungibile, se non per il business caseario, degli insaccati e della carne in genere.
Ecco perché gli animalisti non si fermeranno, perché continueremo a lottare per dare voce ai senza voce.
Perché è inaccettabile accettare tante, le troppe sofferenze e perché restare in silenzio sarebbe come condividere e rendersi complici delle logiche delle lobby.
Clara C.