Giorgio Armani, noto stilista italiano che già cinque anni fa ha scelto di abbandonare l’utilizzo di indumenti in pelliccia, ha deciso di interrompere l’impiego della lana d’angora per la stagione autunno/inverno dell’anno venturo. Angora è una lana molo pregiata e molto crudele che deriva da un coniglio, originario della Turchia, di grosse dimensioni dal manto folto e morbido di colore bianco. Sono ormai note investigazioni che, a detta mia e di chi nutre una certa sensibilità a riguardo, sono veramente strazianti riguardo al processo di produzione di tale tessuto a partire dalla fonte. I conigli vengono legati tramite le zampe anteriori e posteriori mentre gli viene strappato il pelo (con le mani) da pienamente coscienti e in pieno stato vitale. Lo stilista ha preso in considerazione tale iniziativa perché è stato riconosciuto l’impatto che il mondo della moda possiede sulle future generazioni che, purtroppo, hanno già sulla spalle il peso di dover (moralmente parlando) cambiare il mondo che ormai è stremato dalle nostre azioni. Armani ha aggiunto che il suo impegno sarà volto a ricercare materiali innovativi e sostenibili nei confronti del vero benessere degli animali e del patrimonio naturale. Nel frattempo in Francia sono stati ufficialmente vietati gli allevamenti di visioni e, la mia speranza, sarà quella di veder tale decisione storica applicata anche in Italia. Con la convinzione che i nostri colossi dello styling contribuiscano a tale evoluzione morale e filosofica invito chiunque a non usufruire di indumenti che derivano dallo sfruttamento degli animali, anche se fondamentalmente la consapevolezza del fatto che la moda cruenta si stia estinguendo grazie alle scelte degli individui la possiedo e ne faccio ammenda.
Paolo Diaz.